Shuangbaotai - I 13 capitoli
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I tredici capitoli
Tai Chi Chuan stile Yang
dr. Jean-Marc Geering, discepolo del M° Yang Zhenduo

Questi testi sono stati scritti tra il 2000 e il 2007 per i miei allievi e per tutti quelli per i quali il Tai Chi Chuan è un campo di studio e d'esperienza infinito. Si succedono nell'ordine cronologico della loro scrittura senza che i temi seguano una concatenazione logica: cioè ciascuno potrà essere letto indipendentemente dall'altro.
Il capitolo “Tai Chi Chuan e architettura” è stato scritto con l'aiuto di Emmanuel Denarié.
Indice
  1. Tai Chi Chuan, arte di vita
  2. Tai Chi Chuan, arte marziale o tecnica di salute
  3. Jin (forza interna)
  4. Un tempo yin, un tempo yang, ecco il tao
  5. Meditazione e Tai Chi Chuan
  6. Il centro
  7. I tre centri
  8. Tradizione occidentale e tradizione orientale
  9. Stress e rilassamento
  10. Stiramento
  11. Respirazione e Tai Chi Chuan
  12. Tai Chi Chuan e alchimia interna
  13. Tai Chi Chuan e architettura

1. Tai Chi Chuan, arte di vita

Il successo del Tai Chi Chuan (TCC) stile Yang è dovuto all'impegno di cinque generazioni di grandi maestri, a partire da Yang Luchan il cui 200° anniversario della nascita è stato celebrato nel 1999. Al contrario dei membri della famiglia Chen, che hanno mantenuto il TCC segreto per molti secoli, la famiglia Yang l'ha fatto conoscere a Beijing e poi a tutta la Cina e, col M° Yang Zhenduo appartenente alla 4a generazione, al mondo intero.

Da pratica marziale riservata a specialisti, il TCC si è sviluppato come esercizio per la salute che ha saputo convincere milioni di praticanti di tutte le età. Questo soprattutto grazie a l'opera di Yang Chengfu, il padre del gran maestro Yang Zhenduo. Egli ha creato una forma o concatenazione di 103 posizioni che suo figlio ha scrupolosamente conservato e trasmesso a suo nipote, Yang Jun, che padroneggia anche a meraviglia le due armi del Tai Chi, la spada e la sciabola.

Quali benefici possiamo aspettarci da una regolare pratica del TCC? In un mondo di stress e di sedentarietà, il TCC permette di ritrovare la propria “forma” e senza gli inconvenienti o i rischi che accompagnano lo sport moderno (abuso, ferite, etc). Si può praticare a qualsiasi età (a cominciare dall'adolescenza) e al ritmo proprio di ognuno. L'idea della dimostrazione o della competizione serve a migliorare la pratica, non ha valore in sé.

Infatti è un gioco con le proprie forze vitali che permette di riconoscere, di equilibrare e di sviluppare le proprie potenzialità che il mondo moderno tende a reprimere. L'aspetto fisico è strettamente legato all'aspetto mentale. L'unità di questi due aspetti costituisce il fine spirituale del TCC o piuttosto la sua via, il suo Tao. Il silenzio interiore che crea assomiglia a la meditazione e libera dai fastidi della vita di tutti i giorni. Ognuno troverà nel TCC quello che gli manca, ma per tutti noi è un apporto insostituibile a una umanità più ricca e migliore.

2. Tai Chi Chuan, arte marziale o tecnica di salute

“Chuan” vuol dire box o pugilato. La tradizione del TCC risale alla famiglia Chen che praticava questa arte di combattimento nel villaggio Chenjiagou.

I tempi erano cambiati, Yang Chengfu si rese conto della potenzialità del TCC per migliorare la salute. Il suo stile si distingue per la fluidità e l'espansione del corpo. L'effetto è una circolazione di energia (qi) molto regolare che arriva a tutte le sue parti.

Ma il TCC non è solo un Qigong (allenamento dell'energia) in più. L'intenzione di ogni movimento è marziale e permette di sviluppare una forza ottimale diretta contro l'avversario. Che rapporto c'è tra l'energia “qi” e la forza “jin”? L'energia (non diretta) trova la sua espressione nella forza (questa sì, diretta). Nella forma, la forza avversa è immaginata e creata dalla resistenza al movimento. Al momento di fare un passo, ad esempio, la gamba dietro (deng) spinge, mentre la gamba davanti (cheng) trattiene il movimento. È così che la forza (e l'energia) si sviluppa. Il TCC ha perso la sua utilità nel combattimento, ma praticato con spirito marziale, sviluppa l'energia dell'organismo e porta benessere a tutte le sue parti.

3. Jin (forza interna)

Con “jin” si intendono le forze che si esprimono nel corso del movimento e in particolare nel momento della posizione finale di ciascun movimento. Utilizzando la convenzione normale, rappresenteremo il jin con un vettore, cioè una freccia la cui lunghezza indica l'intensità della forza e la direzione il verso della stessa.

forze
Figura 1.





Due forze sono fondamentali e agiscono durante tutta la forma: il peso che radica il corpo e la forza che raddrizza il corpo e la testa (fig. 1).


forze
Figura 2.




La forza che porta avanti e che spinge indietro agisce sul centro di gravità, così come la forza che fa ruotare il corpo (a sinistra e a destra). Visto dall'alto, dà lo schema opposto (fig.2).




Il braccio o le braccia raccolgono questa forza, la estendono e la trasformano per darle la sua specificità (peng, ji, lu, an, etc.). Il peso del corpo una volta posto sulla gamba d'appoggio, il passo sarà in avanti, indietro o di lato. Si distinguono il passo del cavaliere (ma pu, 50% del peso su ogni gamba), il passo dell'arco o passo pieno (gong bu, 70% del peso sulla gamba avanti) e il passo vuoto (shu bu, 70% del peso sulla gamba dietro). Il trasferimento del peso dà al jin la sua direzione e la maggior parte della sua forza.

La posizione delle braccia è essenziale, le spalle cadono, i gomiti sono abbassati ma leggermente scostati dal corpo. La posizione del polso non è indifferente ma si accorda al jin espresso. La forza del braccio agisce con quella del resto del corpo a formare un tutto: il JIN.

Ad esempio peng:

forze

4. Un tempo yin, un tempo yang, ecco il tao

La circolazione dell'energia (qi) nel TCC si realizza in due tempi: ogni azione comporta un tempo yin e uno yang. Nel peng a sinistra, ad esempio, quando il piede destro dà appoggio, l'energia si sviluppa nella gamba, la vita (la regione lombare) e la schiena. È un tempo di preparazione, un tempo yin. Poi viene il tempo yang, il tempo dell'azione: il passo, lo spostamento del peso e il movimento delle braccia (peng a sinistra). Possiamo ancora distinguere una forza principale, quella del braccio sinistro, dalla forza secondaria a destra.

La Frusta semplice comporta tre tempi yin e tre tempi yang:

  1. dopo aver spostato il peso sulla gamba sinistra (yin), il corpo gira a sinistra e si esegue un peng orizzontale (yang)
  2. il peso viene spostato a destra (yin) e si esegue un peng orizzontale a destra (yang)
  3. infine il corpo gira a sinistra e avanza (peng e an).

5. Meditazione e Tai Chi Chuan

Meditare è concentrare il proprio spirito su un solo oggetto al di fuori di qualunque altro stimolo. In questo senso il TCC è una forma di meditazione, la “forma” essendo il suo oggetto. Visto che non si tratta di un solo punto, parleremo piuttosto d'attenzione che di concentrazione.

L'attenzione è sia visiva che percettiva (al movimento e alla posizione) e copre uno spazio che possiamo immaginare come un cerchio (o una sfera) con un centro e una periferia. L'attenzione, che con l'intenzione è la parte attiva dello spirito, segue la costruzione della posizione. In un preciso momento, pare arrestarsi nel centro (di gravità) per stabilizzare la parte bassa del corpo. Allora è una meditazione nel senso di “concentrazione in un sol punto”.

L'attenzione è su se stessa (sul suo centro), poi sul movimento verso l'avversario. Precede lo sviluppo della forza lungo la schiena, alla spalla, alle braccia e alle mani. Tutti questi segmenti sono coperti dall'attenzione in momenti differenti. Da qui il principio centrale del TCC e di tutte le arti marziali interne: “usare l'intenzione e non la forza”. Nel momento in cui ha luogo il contatto con l'avversario, ci si concentra nuovamente per radicare la forza che si dispiega. Posso essere attento a me stesso e all'altro.

6. Il centro

Una volta trovato il centro, il corpo si rilassa. Dapprima immobile ma saldo, le braccia si sollevano. L'intenzione le muove, loro levitano. È così che la forma si sviluppa sempre seguendo la volontà (yi), ma come se fosse seguita da essa stessa.

“Unire l'interno e l'esterno” ci insegna Yang Chengfu. Fare in modo che i due siano in relazione l'un l'altro. Conservare il centro, rilassarsi completamente e immaginare una forma, seguirla senza perdere di vista il centro. Lo spirito si libra sull'azione ed è libero (“come un'aquila che sorvola il suo territorio”).

La meditazione da seduti segue lo stesso obiettivo. L'attenzione concentrata, il corpo rilassato creano lo spazio dove si sviluppa lo spirito. Un altro esempio è l'ipnosi. Fissando un oggetto l'attenzione è assorbita e lo spirito è libero di esplorare l'inconscio. Tre esempi che dimostrano l'universalità del fenomeno che studiamo praticando il TCC.

7. I tre centri

Un primo centro si trova al Dan Tian inferiore, 4 cm circa sotto l'ombelico all'interno del basso ventre. È un centro importante per certe pratiche di Qigong. Si chiama anche Qihai o Mare del Qi. È dove gli antichi taoisti accumulavano la loro energia per produrre il dan, il cinabro o elisir (tian vuol dire campo).

Contrariamente a ciò che si legge spesso, il Dan Tian inferiore non ha importanza nel TCC, a meno che non lo si confonda col centro di gravità. Il centro di gravità è un punto virtuale ugualmente situato nel basso ventre. Il peso del corpo vi si concentra. Dovrà essere mantenuto in equilibrio e sostenuto. Per questo ci si dovrà fissare l'attenzione. È quello che diciamo “conservare il centro”. Questo fissare l'attenzione sul centro (di gravità) durante la pratica del TCC è l'equivalente della meditazione da seduti.

Il centro di gravità è mantenuto nella sua posizione dalla colonna vertebrale e più precisamente dalla parte bassa del dorso. Là si trova il centro energetico dei movimenti del TCC (iao in cinese, tradotto come vita). È il centro del corpo dove il basso è collegato con l'alto. Il movimento del bacino deve essere trasmesso (“l'energia deve circolare”) alla colonna poi alle spalle e alle braccia. Riassumendo: l'energia del centro del dorso sostiene il peso del centro di gravità.

8. Tradizione occidentale e tradizione orientale

Il TCC è un gongfu tra gli altri. Con gongfu i cinesi intendono il perfezionamento di un'arte o di un mestiere e il risultato è atteso dopo un lungo tempo di pratica. Si può trattare ad esempio di calligrafia, di arti marziali o di cucina. Ciò implica l'uso del corpo e dello spirito in vista del risultato. Il corpo e lo spirito si fondono nell'attività. La sola attività cerebrale non è sufficiente per garantire questa unità.

È nei mestieri che da noi troviamo questa esperienza dell'uomo completo, dove il pensiero operativo e il pensiero speculativo si incontrano. Il pensiero operativo è il pensiero concreto che si connette con l'azione, il pensiero speculativo è quello che pensa l'azione futura.

Nel Medioevo, i costruttori di cattedrali utilizzavano il loro sapere in questo senso. La tradizione è stata mantenuta dai “Compagnons” che rappresentano i mestieri della costruzione. Più tardi, gli “intellettuali” si sono separati dai “manovali”, proprio come il pensiero speculativo si è separato dal pensiero operativo. L'unità del pensiero e la possibilità di elevarsi ad un livello superiore si è perduta. È praticando un congfu come il TCC che questa unità si ricrea rendendo allo stesso tempo possibile la libertà dello spirito.

9. Stress e rilassamento

Immaginate la corda di uno strumento musicale: allentata non produce suono, troppo tesa emette suoni acuti e poi si rompe. È la giusta tensione che permette di ottenere il suono desiderato. Se la corda rappresenta il nostro organismo, la sua tensione è la nostra energia vitale. Troppa tensione corrisponde allo stress che subiamo nella vita quotidiana.

All'opposto il rilassamento è lo stato ideale che ci permette di esprimerci liberamente. Grazie al TCC, questo equilibrio tra yin (allentamento) e yang (tensione) può essere trovato: è un metodo di rilassamento che permette a differenti forze (jin) di agire pienamente. Immaginiamo ancora la corda di un arco. È la sua energia che permette alla freccia di raggiungere l'obiettivo. Freccia e suono attraversano lo spazio portati dall'energia della corda. Allo stesso modo il corpo/spirito emette la forza che raggiunge l'avversario.

L'atarassia è la calma dello spirito libero da paura, tristezza, collera ma anche da gioia. Ma come ottenerla? Con la meditazione o il TCC. In questo modo l'appassionato di yoga attraverso la concentrazione raggiunge la vita vegetativa.

Ma anche la nostra tradizione occidentale ha qualcosa da proporre. Il filosofo stoico Epitteto scrisse nel suo Manuale: “Così davanti a qualsiasi fantasia dolorosa, sii pronto a dire: 'tu non sei che una fantasia e niente affatto quello che sembri.' Dopo, esaminala bene, approfondiscila e, per sondarla, serviti delle regole che hai appreso, soprattutto della prima, che è sapere se la cosa che ti fa soffrire è tra quelle che dipendono da noi o tra quelle che non ne dipendono; e se è tra quelle che non sono in nostro potere, di a te stesso senza esitazione: 'questo non mi riguarda'.” Questi vari metodi proteggono l'anima dai colpi esterni come la fiamma che vien protetta dal vento e dalla pioggia.

10. Stiramento

Il gatto si sveglia e si stira. Così dà il via al riflesso dello stiramento che stimola i muscoli e aumenta il loro tono (è lo stesso riflesso che fa estendere la gamba quando si colpisce il tendine al di sotto del ginocchio).

Il TCC così utilizza lo stiramento per rafforzare il corpo. Come si tende un arco, le braccia sono arrotondate. Nello spingere, la spalla, il gomito, il polso e le punta delle dita formano un arco di cerchio che stira (e rinforza) la parte davanti del braccio. Affinché le articolazioni si adattino alla forma d'un cerchio, i loro angoli (gomito, polso) devono essere gli stessi e lo stiramento è massimo quando l'arco di cerchio è il più grande. Nel parare, il gomito e il polso sono flessi, stirano i muscoli estensori del braccio e formano uno scudo difensivo e offensivo.

Ritroviamo lo stiramento lungo la colonna vertebrale: le curvature si cancellano. La curvatura cervicale si cancella raddrizzando la testa, la curvatura lombare oscillando il bacino. In quanto alle gambe, il peso del corpo distende i muscoli antigravitazione. L'energia è immagazzinata come in una molla compressa. Nel passo, l'energia si trasmette alla gamba davanti che si piega. Le due gambe formano un arco. La gamba dietro spinge, la gamba davanti trattiene. L'arco delle braccia, del corpo e delle gambe risvegliano il qi e lo fanno circolare.

11. Respirazione e Tai Chi Chuan

Distinguiamo il soffio esterno (la respirazione) dal soffio interno (detto respirazione embrionale).

Nei primi tempi degli “esercizi di lunga vita” contava il soffio esterno. Gli adepti trattenevano l'aria nei polmoni per ricavarne benefici. Solo verso l'epoca dei Tang si è scoperto il soffio interno o la respirazione embrionale. L'embrione riceve l'ossigeno dal cordone ombelicale e lo distribuisce nel corpo. C'è quindi una circolazione del soffio o energia (la parola qi indica i due) al di fuori dei polmoni.

È la base di tutti gli esercizi di Qigong e anche del TCC. La respirazione non gioca che un ruolo secondario. Si può dire che facilita la circolazione dell'energia, l'essenziale essendo la conduzione del qi da parte del pensiero.

12. Tai Chi Chuan e alchimia interna

L'alchimia interna consiste nel trasformare l'Essenza (materiale, jing) in energia fisica (qi) e questa in energia psichica o spirituale (shen).

In una prima fase il qi è ingoiato e scende nel Dan Tian inferiore. Ritroviamo l'espressione “il qi discende nel Dan Tian” del Trattato del Tai Chi Chuan di Wang Zongyue. Il Dan Tian è situato 4 cm sotto l'ombelico tra la colonna vertebrale e la parete addominale (a 3/7 della colonna). Questo può essere il plesso ipogastrico che innerva gli organi del bacino inferiore. Il Dan Tian è anche detto Qihai: il Mare del qi. È risalendo il midollo spinale fino al cervello che il qi aumenta lo shen o energia spirituale.

Ma che rapporto col TCC? Anche il TCC produce una trasformazione: la forza “bruta” o esterna viene trasformata in forza raffinata o interna (Jin, omonimo di jing-essenza). Il M° Yang Zhenduo paragona lo sviluppo della forza interna alla trasformazione del ferro in acciaio. È lo spirito (o energia spirituale shen) che modella la forza per darle la forma desiderata e una trasformazione si produce. La forza diventa più spirituale che materiale da cui l'espressione forza interna. Come nell'alchimia interna il qi si trasforma in shen.

13. Tai Chi Chuan e architettura

Il TCC fa parte delle Arti Marziali interne che sviluppano e raffinano la forza interna. Nel suo libro “Yang Style TCC” il M° Yang Zhenduo paragona lo formazione della forza interna alla trasformazione del ferro in acciaio. Egli cita anche Yang Chengfu che parla de “l'ago nascosto nel cotone”.

Si potrebbe dire che la forza interna sostiene il movimento. In particolare appare nella posizione finale di ogni movimento illustrato dalle foto che abbiamo di Yang Chengfu (fig. 1). La forza interna è intimamente legata alla forma. Ogni posizione è costruita per il massimo d'efficacia. È ancora il M° Yang Zhenduo che ha spiegato la posizione “spingere” con l'aiuto di un paragone architettonico. La posizione con la sua inclinazione corrisponde a un arco rampante. A Losanna abbiamo una splendida cattedrale del 13° secolo che dimostra l'azione degli archi rampanti (fig.2).

YCF
Figura 1.
spinte
Figura 2.

Al contrario, “frusta semplice” (fig. 3) esige un corpo dritto per permettere alla forza interna di dispiegarsi avanti e indietro allo stesso tempo. Questo è il caso anche di “parare a sinistra” (fig. 4) e di “come un ventaglio” (fig. 5).

YCF
Figure 3,4,5.

La posizione “prepararsi” (fig. 6), dove il peso del corpo è distribuito in maniera uguale tra le due gambe, fa pensare a un ponte con i suoi pilastri. La foto che vi proponiamo è stata scattata a Wutaishan nel 2005 (fig. 7).

YCF
Figura 6.
ponte
Figura 7.

Rimane il passo vuoto, ad es. “suonare il pipa”. Il peso è ripartito ¾ sulla gamba dietro e ¼ sulla gamba davanti in modo che il centro di gravità è un poco davanti alla gamba dietro. Per questo il corpo è leggermente inclinato in avanti come si vede nelle foto di Yang Chengfu (fig. 8). Al momento non abbiamo esempi architettonici per illustrare questa posizione ma forse un lettore potrà fornircene uno.

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Figura 8.

Abbiamo descritto la forma che prendeva idealmente la forza interna (FI) in funzione delle sue applicazioni (spingere, etc.). Ma quale ne è l'origine? È concentrando l'energia (qi) e lo spirito nel Dan Tian inferiore che essa si irradia nel corpo, nel tronco e nei quattro arti.

Facciamo l'esperimento: lo spirito si concentra nella fronte, il corpo è instabile e può essere squilibrato facilmente. Se lo spirito e l'energia si concentrano nel basso addome, il corpo è stabile e non può essere mosso. Rimane da capire per quale meccanismo questo succede.

Si può considerare il TCC come una concatenazione di posizioni. La posizione è determinata dal grado e dalla distribuzione del tono muscolare (che è l'espressione del qi). Sembra proprio che la concentrazione in un punto permetta ai differenti riflessi che regolano il tono di agire pienamente e liberamente.

In conclusione, speriamo di aver contribuito alla comprensione di ciò che rende il TCC un regolatore e uno stimolatore delle forze vitali dell'organismo.

Traduzione dal francese di Roberta Lazzeri.

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