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Il Taijiquan mi piace, e dopo il viaggio in Cina dell'estate scorsa, il Taijiquan mi piace ancor di più. Mi sento molto vicina al Taijiquan e questo è successo quasi per caso. A quarant'anni inoltrati ho deciso di provare ad accrescere la mia agilità. Quando ho incontrato il Taijiquan di Yang Zhenduo/Yang Jun, mi sono sentita rivitalizzata. Questo fa per me, ho pensato!
Poi ho avuto l'opportunità di andare in Cina per partecipare ad una gara di
Taijiquan! E' stato meraviglioso! Il viaggio in Cina è stato incredibile per
me. Incontrare persone provenienti da tutte le parti del mondo è stato molto
energizzante. Era stupendo vederci praticare nello stesso stile, come se fossimo
tutti della stessa scuola. Forse non capivo tutto quello che Bill o Dave
dicevano, ma capivo quello che praticavano. Mi piace molto questo sentimento,
perché capirsi meglio gli uni con gli altri è il modo migliore di promuovere
la pace.
In particolare mi è piaciuto molto il pensiero di Yang Zhenduo, "Dobbiamo
capire che comunque tu la veda, tutti i praticanti di Taiji appartengono alla
stessa famiglia. Non deve essere come nel passato, quando la gente era
sospettosa verso gli altri e creava guai. Questo non è bene."
Nel mio percorso verso il TJQ, ho incontrato molte persone di strette vedute, ma
alla fine ho incontrato l'Associazione Internazionale Tai Chi Chuan stile
Yang.
So che ogni persona può mettere del 'suo' nell'interpretazione del Taiji.
Questo è umano. Comunque, l'appartenenza ad una scuola con un sistema di
pratica standardizzato ci permette di rimanere aderenti alla forma originale e
di svilupparla tramite costante supervisione.
Ci sono due principali ragioni per cui ho scelto il Taijiquan dei maestri Yang
Zhenduo e Yang Jun.
La prima è che amo le persone dalle ampie vedute e, forse ancora di più, non
sopporto le persone di vedute ristrette. Solo persone con la mente aperta
possono capire nuovi e differenti modi di pensare. Queste persone possono
sviluppare le loro stesse teorie confrontandosi con qualcosa di nuovo. Queste
persone si lasciano sfidare dalle contradizioni e dai paragoni. La seconda è
che un sistema codificato ci permette di crescere nello stile tutti insieme pur
praticando in vari paesi di tutto il mondo.
Come avrei potuto sopportare di non poter praticare questo tipo di Taijiquan
nella mia città, Firenze? Tutti i tipi di Taijiquan sono buoni, ma a me piace
questo e voglio continuare a praticarlo!
Come avrei potuto sopportare che la mia stessa gemella non potesse praticare
questo meraviglioso stile tutte le settimane e non potesse partecipare alle gare
internazionali?
Non potevo, non potevamo.
Abbiamo iniziato un gruppo di pratica di 'questo stile' di Taijiquan a Firenze.
Abbiamo cominciato con alcuni amici e, dopo aver fatto pubblicità e promozioni,
ora siamo dieci a praticare insieme regolarmente. (Un numero piccolo? Non lo
penso! E' abbastanza per un inizio!). Ci alleniamo ogni settimana e, in più,
siamo supportati da un praticante di Taijiquan di livello superiore una volta al
mese.
Il nostro gruppo (vedi la nostra età dalla fotografia?) si è riunito
sopratutto per motivi di salute, ma ora alcuni giovani studenti si sono uniti a
noi.
Il viaggio in Cina ci ha messo la voglia di iniziare un gruppo di pratica e ha
anche ispirato il nome della nostra associazione. E' la parola cinese che
abbiamo sentito più spesso: Shuāngbāotāi (gemelle in cinese).
Ci è molto piaciuto vedere gli stupendi luoghi cinesi e incontrare il popolo
cinese. Ci siamo sentite spinte ad approfondre la nostra conoscenza della
cultura cinese e, sopratutto Vera (la dottoressa), La Medicina Tradizionale
Cinese, che sta praticando da molti anni.
Il viaggio è stato anche una grande opportunità di incontrare gli amici che
avevamo conosciuto a Seattle e rinnovare la nostra amicizia (Seattle ci manca e,
ora, la Cina ci manca!)
Siamo molto contente di essere state in Cina e di aver avuto l'opportunità di
incontrare i membri della famiglia del Taijiquan. Ora speriamo di contribuire a
sviluppare la causa del Taijiquan e di tornare in Cina nel 2007 con un gruppo di
fiorentini.
(Roberta, 3/4/2003)